TRADUTTORE VS REVISORE

 



Dopo un mese, eccomi tornata con un nuovissimo articolo: oggi chiariamo la differenza tra traduttore e revisore (anche se, per avere un concetto completo di revisione, bisognerebbe parlare anche di editing e di proofreading). 

Come vi ho già spiegato in uno dei miei primi articoli "Il mestiere del traduttore", il traduttore si occupa di trasportare un testo da una lingua source ad una lingua target; il revisore invece è colui che si occupa appunto di revisionare il testo tradotto dal punto di vista del contenuto, ovvero:
  • correggere errori di interpretazione del testo originale;
  • controllare che non siano state omesse o aggiunte delle parti di testo;
  • controllare la formattazione del testo (maiuscole, minuscole, spaziatura);
  • rivedere il lessico, la grammatica, la punteggiatura, l'adeguatezza linguistica e culturale al paese di destinazione, lo stile e la terminologia adeguata.

La figura del revisore, nonostante esista ancora ed è fondamentale nella traduzione tecnica, per alcuni è sempre più rara: già pagare un traduttore è eccessivo... figuriamoci aggiungere un revisore!! 😢 

Come ha spiegato Ada Vigliani in una sua intervista, la figura del revisore è insostituibile: il revisore non solo scopre errori e incongruenze, ma con un bravo revisore il traduttore può parlare delle difficoltà del suo lavoro, confrontarsi sul testo, discutere le strategie da adottare, valutare i registri linguistici, andare a caccia delle citazioni criptate.

Dunque, come avrete potuto capire, traduttore e revisore sono due persone distinte. Vi dirò di più: la norma europea di qualità UNI - EN ISO 15038 approvata dal CEN prevede che la revisione di una traduzione sia sempre a carico di un secondo traduttore, perché a chiunque può capitare di cadere in un refuso. 

Quattro occhi sono meglio di due!!!

Il refuso è sostanzialmente un errore nella traduzione, che può portare a una non completa comprensione del testo fonte o un disguido, che può portare ad omettere delle parti fondamentali del testo originale durante la traduzione o a commettere errori di ortografia o errori tipografici (per esempio: errori di battitura).
A volte il refuso potrebbe dipendere dalla scarsa qualità del testo fonte.

Il lavoro del revisore è uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo!

Correggere una traduzione e soprattutto decidere la gravità di un errore nel lavoro di un collega può rivelarsi un compito decisamente molto difficile. Mi sono occupata parecchie volte di revisionare dei testi e le prime volte le domande che mi tormentavano erano numerose: quanto posso intervenire sul testo? Si dice o non si dice in italiano? Quello che sto segnalando può essere considerato davvero un errore o, forse, è frutto del mio gusto personale? Quanto può essere severo il mio giudizio?

La difficoltà principale per un revisore sta proprio qui: saper distinguere un errore oggettivo dal proprio gusto personale, quindi da quello che a lui non piace. E credetemi, non è per nulla semplice.

Il testo revisionato deve essere pronto per la consegna al cliente.
A volte accade che il cliente lasci delle indicazioni specifiche al traduttore (indicazioni stilistiche, di formattazione, di terminologia etc) e, di conseguenza, il traduttore deve attenersi ad esse e farlo presente al revisore, che dovrà poi fare altrettanto. Siamo costretti a farlo, anche se quelle indicazioni non le condividiamo, anche se contengono delle regole che possono, ai nostri occhi, sembrare assurde.

Nel caso in cui invece il cliente non abbia lasciato delle indicazioni specifiche, il traduttore può tranquillamente dare libero sfogo alle sue preferenze ed il revisore potrà fare delle modifiche, spiegando il perché delle stesse o indicando che si tratta più che altro di una preferenza. 

Spero che l'articolo vi sia piaciuto e lo abbiate ritenuto utile per capire la differenza. Se siete arrivati fin qui, commentate con l'emoticon del quadrifoglio (più fortuna per tutti)! 




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